"Zelig" di Woody Allen: produzione del falso, manipolazione del vero.
Un saggio sul Novecento.
Questo testo costituisce lo schema di un intervento presentato nell'ottobre 2002 in uno degli incontri periodici sulla didattica del cinema, organizzati dalla Cineteca di Bologna e dall'associazione di insegnanti "I 400 colpi".
Zelig di Woody Allen è un saggio quintessenziale sul Novecento: anche solo per questo grande è la sua rilevanza didattico-culturale. Intorno al personaggio di Leonard Zelig, Woody Allen costruisce infatti il paradigma del rap-porto tra verità e finzione:
- sul piano linguistico e propriamente filmico
- sul piano narrativo
- sul piano filosofico
- sul piano storico-culturale
Il film, del 1983, diviene un modello testuale per tutti i cineasti che a vario titolo e con varie finalità si misureranno con il meta-cinema e con tecniche di manipolazione audiovisiva sempre più raffinate: da Stone a Zemeckis e Spielberg, per restare agli statunitensi.
Il film è dunque essenzialmente un saggio metalinguistico: ecco perché è un saggio sul Novecento.
Riepiloghiamo schematicamente alcune questioni in merito.
A metà del XIX secolo, con l'invenzione della fotografia, l'uomo trasferisce alla tecnologia il compito di rappresentare "oggettivamente" la realtà fuori di sé.
La separazione tra soggetto che conosce/descrive/rappresenta e oggetto da conoscere/ descrivere/rappresentare, grazie ad un dispositivo artificiale, sembra marcarsi con nettezza.
Ma si tratta di una illusione prospettica: tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, grazie alle applicazioni degli studi teorici sulle proprietà del radio, per la prima volta, l'uomo può guardare dentro di sé: da vivo. E "rappresentare il non visibile".
Così, la distanza tra soggetto e oggetto si accorcia repentinamente e imprevedibilmente: "l'uomo non incontra al-tro che sé stesso" (Heinsenberg). L'indagine su qualunque "oggetto", umano o naturale, procede in dipendenza necessaria dalla tecnologia: la divaricazione natura-cultura si è annullata al punto che l'uomo per procedere nella co-noscenza modifica l'oggetto stesso della conoscenza e forza le "leggi di natura" che sembrano regolare i fenomeni.
Principio di indeterminazione, teoria della relatività, psicoanalisi: il "nuovo rinascimento scaturito dalla crisi dei fondamenti squaderna uno scenario del tutto inedito in cui il concetto stesso di unicità risulta paradossale. Nella realtà "naturale" e "umana" così come nell'arte.
Nel mondo fisico i modelli di rappresentazione del macrocosmo risultano inapplicabili al microcosmo. Nella real-tà sociale l'uno si fa massa. Nella realtà esistenziale l'uno si sdoppia, anzi si moltiplica.
Nell'arte, la rappresentazione dell'evento cede il posto alla rappresentazione della forma (dell'evento). Assoggettato al molteplice, l'uno riemerge come "fenomeno": la sola arte possibile consiste nella autospettacolarizzazione, nel sur-reale.
La genialità del "Leonard" novecentesco di Woody Allen si attua nella moltiplicazione del sé e parla il linguaggio della comunicazione depistatrice, pervasiva e babelica dei media. Il camaleontismo del personaggio coincide (e si racconta mediante) il mimetismo del suo autore. Segnati, in quanto appartenenti al genere umano, dallo stesso dolore storico ed esistenziale, aspirano entrambi - personaggio e autore - a dare significato ad un talento incontrollabile e sfuggente, ambiguo e malleabile, per molti versi in-consapevole e in-autentico. La domanda-chiave diventa dunque: si può documentare l'inautentico? In "Zelig", Allen risponde alla domanda con gli attrezzi del cineasta, l'immaginazione del narratore, l'ironia del critico, la consapevolezza dello storico, la problematicità del filosofo.
Il film Zelig è una fiction che svolge il tema del documentario e lo fa mescolando magistralmente tutti i possibili materiali visivi e sonori e conducendo lo spettatore in una dimensione labirintica in cui il tempo (gli anni '20 e '30 e il presente) e lo spazio (America e Europa) della narrazione si dilatano e si comprimono nei passaggi misteriosi e nei percorsi senza uscita creati dal montaggio di materiali "veri", cioè "d'epoca", con materiali "falsi", cioè realizzati ad hoc. Lo fa depistando continuamente lo spettatore con didascalie fuorvianti come quella iniziale in cui si ringraziano "per il seguente documentario" un personaggio inventato, la "sorella vivente" di Eudora Fletcher (in-terpretata dalla madre reale di Mia Farrow, a sua volta interprete di Eudora), e personalità della cultura come il premio Nobel Saul Bellow o la scrittrice Susan Sontag.
Il film racconta la storia di Leonard Zelig ricostruendola:
- a colori attraverso "testimonianze" di contemporanei di W. Allen: alcuni noti, altri no
- in b/n attraverso cinegiornali e filmati d'epoca autentici montati con altri falsi girati ad hoc
- in b/n attraverso spezzoni di fiction d'epoca utilizzate come immagini documentarie
- in b/n attraverso foto d'epoca autentiche manipolate e altre false scattate ad hoc
- in b/n attraverso giornali d'epoca autentici manipolati e altri falsi stampati ad hoc
- in b/n attraverso la realizzazione di una falsa fiction "d'epoca" che racconta la storia romanzata di Zelig
- con la voce fuori campo di un narratore con timbro da commentatore di cinegiornale
- con la voce fuori campo (di Zelig o di altri) manipolata per contraffare una "registrazione d'epoca"
- con didascalie esplicative fuorvianti o tautologiche
- con sottotitoli (per le versioni doppiate)
- con l'introduzione di falsi oggetti "d'epoca" nelle riprese (gadgets, indumenti, balli, canzoni, ecc.)
(esercizio: prova a rintracciare almeno un esempio di ciascun materiale e a classificarlo come significante/significato)
In Zelig W. Allen esercita poi il suo talento di narratore e sperimenta virtuosisticamente diversi generi:
- l'informazione giornalistica e radiofonica (alludendo maliziosamente a quella televisiva)
- l'informazione documentaristica
- il romanzo e il film d'appendice
- il racconto storico e di costume
- l'intervista
- il resoconto scientifico
- la tradizione religiosa
- sul piano propriamente meta-narrativo: la parodia e la satira, l'autobiografismo, la critica
(esercizio: prova a rintracciare almeno un esempio di ciascun genere e analizzane la collocazione e il senso nell'insieme della trama narrativa)
Leonard Zelig è un personaggio surreale che attraversa la Storia reale.
La verosimiglianza (come direbbe Manzoni), o addirittura l'autenticità dei personaggi che fanno coro a Leonard Zelig, permette all'intellettuale ebreo Allen Konisberg, in arte Wody Allen, di raccontare eventi e passaggi storici cruciali e di sottolinearne la drammaticità con consapevolezza ex post.
Gli eventi sono quelli decisivi che "impostano" il corso del Novecento e alimentano ancora vigorosamente il di-battito storico (il film è dell'83, ovvero precede - e anticipa con sorprendente sensibilità - la fase del "crollo delle ideologie").
Gli eventi a volte sono esplicitati, a volte sono allusi. Nel primo caso sono inestricabilmente legati ai "luoghi" in cui sembrano svolgersi.
(esercizio: prova a tracciare una mappa degli eventi storici e dei luoghi del loro svolgersi e rifletti sul loro rapporto con le caratteristiche biografiche e i risvolti simbolici del personaggio e delle sue vicende) La problematicità del filosofo
Relativamente a questo aspetto rimandiamo sostanzialmente alle considerazioni introduttive, soprattutto per quanto riguarda le antitesi verità/finzione, realtà/irrealtà, vita/arte, ecc..
Ricordiamo tuttavia la rilevanza, nel Novecento e fino ad oggi, della riflessione sul rapporto tra massa e potere, e specificamente sul ruolo che i mezzi di comunicazione di massa hanno svolto e svolgono nell'orienta-re/condizionare tale rapporto (si vedano al proposito: W. Reich, La Scuola di Francoforte, Lyotard, La condizione post-moderna; e specificamente per il cinema: R. Renzi, Il cinema dei dittatori).
Né secondaria è la riflessione sui risvolti sociologici, ideologici ed etici derivati dalla diffusione (di massa?) della psicoanalisi; e tanto meno lo è quella relativa ai legami della scienza e della tecnologia con l'economia e la politi-ca.
(esercizio: prova a rintracciare nella sceneggiatura e nell'impasto del montaggio le "impronte" di alcune di queste riflessioni e le allusioni)